TEMPI


Con: Julie Ann Anzilotti, Paola Del Cucina
Scene e oggetti: Tiziana Draghi
Costumi: Loretta Mugnai
Luci e fonica: Tiziana Draghi, Paolo Rodighiero, Carlo Nuccioni
Progetto e Regia: Julie Ann Anzilotti
Interpreti parte filmata: Julie Ann Anzilotti, Paola Del Cucina, Alfonso Santagata, Laila Santirosi, Ignazio Giuntoli, Oreste Ercolini
Regia Film: Teresa Anzilotti
Operatore: Joe La Face
Staff Tecnico: Tullio Ortolani, Tiziana Draghi
Foto: Giorgio Sottile e Derno Ricci
Collaboratori: Carla Chiti, Sonia Gelso, Paolo Mari, Laboratorio 9 Firenze, Mediateca Regionale Toscana
Produzione: Parco Butterfly, Centro per la sperimentazione e la Ricerca Teatrale, Piccolo Teatro di Palermo

Lo spettacolo parla di un inquieto immaginario femminile. Attese, ritardi, delusioni, artificiose impazienze, inspiegabili stati di ansia si traducono in gesti rapidi, danze di sapore espressionista, lunghe pose sopra una distesa di sabbia, sullo sfondo di un muro che si trasforma in schermo cinematografico.

Tempo dilatato
Tempo che lascia tempo per pensare
Tempo alterato
Tempo reale e soggettivo
Tempo dubbioso
Tempo passato
Tempo presente
Tempo futuro
Tempo della memoria

Tempo dei nostri genitori
Tempo dei sogni
Tempo non scandito da minuti, da ore ma da cambiamenti atmosferici,
cambiamenti di luce,
arrivo e partenza di animali, figli, amici, parenti
tempo inaccessibile
tempo rinnegato
tempo continuo – lungo tempo interrotto – frattale
tempo breve – in movimento
sfondare il tempo

tempo obliquo
tempo metafisico
senza tempo

tempo ritrovato
attendere – aspettare
farsi aspettare
ritardare
essere in anticipo
spaccare il minuto

non essere pronti
tornare preparati

deserto, letto di fiume asciutto
sabbia

mare
vuoto
il tocco di un dito
linea retta
strada vuota all’alba


Hanno scritto:

TEATRO “Tempi” a passo di danza, e l’ultima danza di Nijinsky

In tempi in cui molti spettacoli sembrano pensati sulla base degli anniversari, fa piacere imbattersi in un lavoro dolcemente anacronistico come quello di Julie Anzilotti che si intitola appunto Tempi. Intendendo con anacronistico l’essere fuori dalle mode pi o meno consapevoli del mercato, per cercare di fare (persino con una perdita di understatement) quel che si vuole fare.
Julie Anzilotti, attrice con i magazzini di Crollo nervoso e di altri spettacoli all’inizio del decennio, poi fondatrice di Parco Butterfly, ha da tempo spostato la sua ricerca verso un territorio contiguo alla danza; ma che è piuttosto un teatro di poesia senza parola che reinterpreta alcuni momenti fondamentali della ricerca degli ultimi vent’anni. Qui lavora in coppia con Paola del Cucina, una giovane e bravissima danzatrice che con il suo fluido e ritmato gesto contribuisce non poco a quella precisione su cui si fondano il fascino e il piacere di Tempi. Alle loro spalle la scena lineare disegnata da Tiziana Draghi (con i morbidi costumi di Loretta Mugnai, in uno spettacolo tutto coniugato al femminile) è chiusa da una parete bassa che dichiaratamente richiama la siepe leopardiana. Davanti si stendono un tappeto rosso e una striscia di sabbia che formano un magico terreno di gioco, dove lenti attraversamenti alla Bob Wilson si alternano con le azioni attorno agli oggetti scenici introdotti dalle stesse interpreti, una selva di pali, una pedana inclinata, un enorme grappolo uscito da un bagno di calce. 
C’è in questo giocare di sponda fra naturale e artificiale, una costante dualità che emerge anche nel gesto o nelle musiche che spezzano il silenzio con ritmi ispanici o struggimento da bandonen. Ma a dare un diverso tempo allo spettacolo è soprattutto il frammentato inserto di un film girato da Teresa Anzilotti, che in un ruvido bianco e nero e con tagli secchi da avanguardia sovietica, insegue le due interpreti attraverso situazioni quotidiane e incontri in esterno che portano dentro lo spettacolo lo sguardo indiscreto di un album di famiglia. Tempi si scrolla così di dosso la sua patina di artificialità per rivelare un succedersi di umori, di stati d’animo che scorrono davanti allo spettatore. (...)

Gianni Manzella, Il manifesto, 11 marzo 1989

I solisti di Parco Butterfly
Non più insieme i tre membri del famoso gruppo fiorentino continuano singolarmente la ricerca sulla danza.

Tra i gruppi di teatrodanza che si sono distinti negli ultimi anni, uno, in particolare, gode in questo periodo di una speciale attenzione da parte degli affezionati del settore e della critica. L suo nome evocativo Parco Butterfly, non rappresenta più, almeno per il momento, il trio fiorentino composto da Julie Ann Anzilotti, Roberta Gelpi e Virgilio Sieni, nato nel 1983 com costola danzante della Cmpagnia teatrale Magazzini (ex-criminali), ma i singoli elementi, impegnati oggi in una fertile attività autonoma: una sorta di sfogo individuale delle energie che, sino a due anni fa, trovavano espressione solo all’interno del collettivo. (...)
Ha il sapore di un viaggio, ma questa volta tutto al femminile, anche il duetto Tempi, prima creazione d Julie Ann Anzilotti attrice-performer, punto focale caldo, interprete umorale e carismatica che qui si confronta con la bella danzatrice espressionista Paola del Cucina. Tempi è un‘opera che, nelle intenzioni dell’autrice, si interroga su un tema ponderoso e inquietante: l’infinito. È un acquerello fatto di piccoli avvenimenti, persino solo di sguardi dardeggiati nel bianco e nero di quattro brevissimi filmati che restituiscono certi stati di ansietà, di attesa, di pretesa: certe misteriose sospensioni tra passato, presente e nebuloso futuro che caratterizzano una parte della psicologia femminile contemporanea. Il suo contenitore è , di conseguenza, mentale e allusivo: una distesa di sabbia, molti pali aguzzi spersi davanti a un grande muro che diventa schermo cinematografico, una lastra di rame, un grosso grappolo d’uva bianca, metafisico: da desiderare. (...)

Marie Claire Maggio 1989

È difficile assistere oggi a spettacoli delicatamente femminili: Tempi rompe un silenzio che forse risale al periodo del femminismo più acceso. Ma lo rompe con la sensibilità e la fantasia assai colta di un’attrice-danzatrice che non vuole raccontare semplicemente un testo di donne, ma suggerire attraverso le immagini l’idea di un universo instabile alla ricerca perenne di una compensazione. (...)

Marinella Guatterini, L’unità, 7 febbraio 1989


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