ERODIADE - FAME DI VENTO


Coreografia: Julie Ann Anzilotti
Musiche: Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer, Walter Fahndrich
Scene: Alighiero Boetti
Costumi: Loretta Mugnai
Progetto luci: Fulvio Michelazzi
Tecnico luci: Tommaso Rosai
Interpreti: Manuela Taiana, Paola Del Cucina, Roberta Gelpi, Angela Rosselli, Carlos Martin, Julie Ann Anzilotti
Scrittura vocale e voce (su nastro magnetico): Gabriella Bartolomei
Ideazione del Progetto Neoclassico: Marinella Guatterini
Consulenza Musicale: Michele Porzio
Coordinamento organizzativo: Antonella Di Ludovico
Collaborazione artistica: Carla Chiti
Produzione: Teatro Comunale A.Ponchielli, Compagnia Xe

Lo spettacolo si ispira al poema incompiuto "Herodiade" di Stephan Mallarmè, di cui restano soltanto tre frammenti e una serie di appunti. La figura centrale è Erodiade (o Salomè ma Mallarmè preferisce chiamarla con il nome della madre per differenziarla dalla Salomè moderna con i suoi stereotipi: i sette veli ecc.) vista nella sua immensa solitudine e amarezza; il mito della bellezza non è più il centro intorno a cui ruotano gli avvenimenti. Vuole ed ottiene tutto nella sua ricerca di calore, anche la testa del Battista, che d’altra parte con il suo martirio, le aprirà la strada alla catarsi.
Ma l’inquietudine continua a divorarla: Erodiade è sempre più sola, sempre più disperata nella sua ricerca di assoluto, di qualcosa che va oltre. Ed è proprio in questo stato interiore proiettato verso l’estremo, e con l’aiuto di “spiriti benigni”, che qualcosa si rompe dentro di lei, che le permette di avere fiducia. Può finalmente vedere una figura che pure era sempre stata presene ma che non aveva potuto vedere: il suo Angelo. Entità luminescente la cui luce indica intrichi di percorsi possibili e la cui presenza esorta alla loro ricerca: essere che testimonia il mistero.
La scenografia, concepita dal famoso artista visivo contemporaneo Alighiero Boetti, crea uno spazio suggestivo come luogo della metamorfosi, recinto “sacrale” di geometrica lucidità e di suggestive invenzioni visive. La narrazione coreografica ha il propri doppio nella musicalità originaria della parola affidata alla voce fuori campo di Gabriella Bartolomei.

The performance is based on Mallarmè’s unfinshed “Herodias”, of which only poetic fragments and notes remain. Herodias, the main character, is more commonly known as Salome, but Mallarmè preferes the mother’s name so as to estabilish distance from the modern stereotype of Salme with her seven veils etc.
Distressed by the immense sense of solitude and sadness about her, the myth of beauty is no longer the focal point for the events about her. She desires and obtains all things in her search of warmth, including Baptist’s head, which, trough his martyrdom, signals the way to her purification.
But she is tormented by restlessness: Herodias is ever lonelier, ever more desperate in her search for the Aboslute, of something that passed beyond. It is aided by “benign spirits”, that something snaps within her, which permits her to nourish faith. She is finally able to see a figure that, although everpresent, had remained invisible – her Angel. A luminescent body whose light indicates possible courses to take and whose presence encourages quest down those paths: a being who bears witness to mystery.
The artistic scenes, created by the famous contemporary visual artist Alighiero Boetti, succeed in creating geometric spaces conductive to metamorphosis: “holy” marked fields, right for lucidity and provocative visual inventions. The coreographic narration is a reflection of he human voice’s native vocality, as presented by the great actress and singer Gabriella Bartolomei.


Hanno scritto:

La danza italiana riparte da “Herodiade” geometrico e appassionato lavoro coreografico che la Compagnia Xe ha messo in scena ieri e domenica nello spazio di via Loru per la rassegna curata da Alkestis.(...)
È una danza di movimenti leggeri e improvvisamente spezzati. Evocativa di armonie che come, con preciso equilibrio si compongono, con altrettanto disordinato nervosismo vanno in frantumi. Gioco degli opposti che, nelle sei scene passa dai colori cupi del rosso sangue a quelli solari di un algida “camera della luce” dove un angelo, come in un’annunciazione appare ad Herodiade. Ultimi atti di un’intensa e commovente teatralità che si dipana fino alla fine in atmosfera di sogno. (...)
Herodiade, nata dentro un progetto neoclassico del Ponchielli di Cremona ideato da Marinella Guatterini, è un’opera importante. Suggestiva, ricca di tensione nel suo disarticolarsi e opporsi tra balletto classico e danza, si nutre di teatralità contemporanea. Attingendo sapientemente a materiali diversi elabora un linguaggio unitario di originale respiro drammaturgico: dalla musica di Hidernith “spettacolarizzata” dai passaggi di Killmayer e Pahndrich alla voce fuoricampo di Gabriella Bartolomei, ai costumi, in blu e rosso, di Loretta Mugnai. Un nuovo punto di partenza insomma, per la danza italiana, che ultimamente, tra sterili tecnicismi e voglia di “danza-danza” ha perduto quello che era il suo marchio di fabbrica originario della teatralità.

Walter Porcedda, La nuova Sardegna, martedì 30 novembre

Al Ponchielli l’affascinante balletto della Anzilotti con Manuela Taiana e Roberta Gelpi
Erodiade, maligna seduzione
Nello spettacolo “Herodiade, fame di vento” la coreografa Julie Ann Anzilotti evoca, pur senza ricalcarne passivamente la densità stilistica, l’ononimo balletto di Martha Gramm, creando uno spettacolo “aperto”, dove la narrazione non porta a verità assolute, ma stimolano piuttosto riflessioni ed emozioni, nello stile di un teatro figurativo di forte impatto visivo. (...)

Paola Calvetti, La repubblica, 24 aprile 1993

Erodiade e l’angelo
Ma quello che più emerge nei suoi lavori è una visionarietà ricca di emozioni, una sensibilità che esprime i moti dell’anima e ne traduce le vibrazioni più profonde in figurazioni eleganti e armoniche. Così in questa Erodiade , che la Anzilotti ha voluto affermare di vento (il titolo dello spettacolo è infatti “Erodiade, fame di vento) la lettura del mito affonda nelle profondità inesplorate dello spirito, e il frammento di Mallarmè (il dialogo tra Erodiade e la Nutrice, che ispirò uno storico balletto di Martha Gramm, su musiche di Paul Hindemith) qui si dilata in un contesto onirico abitato da spiriti maligni e creature celesti in un clima di favola orientale, sottolineata dalla scena geometrica ed essenziale, fortemente evocativa di Alighiero Boetti. Un fondale bianco segnato da un cerchio rosso che alla fine, quando il telo si dispiegherà tutto, esplode in mille frammenti scarlatti. Erodiade Salomè (che il poeta ha voluto legare in una sintesi simbolica e oscura, scegliendo comunque di nominarla con il nome della madre) è una creatura dominata dalle forze del male, ma nella lettura di Julie Ann Anzilotti il suo desiderio di impossibile la porterà a una catarsi finale, fino a ritrovare una sorta di agognato paradiso. (...)

Sipario, luglio agosto 1993


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