JEHANNE JOHANNE JEANNETTE


Ispirato alla figura di Giovanna d’Arco

Personaggi:
Jeannette - Sabrina Vitangeli
Jehanne - Angela Rosselli
Johanne - Paola del Cucina
Le voci - Cristina Bucci, Francesca Marchina

Coreografia e regia Julie Ann Anziloti
Musiche Darling, Giger Kronos, Scelsi
Elementi scenici Alessandro Rabolini
Costumi Loretta Mugnai
Tessuti Masterloom
Luci Tommaso Rosai
Assistente alla coreografia Laura Valli
Consulenza musicale Carla Chiti
Testi a cura di Giorgio Mazzanti
Collaborazione artistica Gabriella Bertoldi, Augusta Messeri
Organizzazione Renata Palmieri

Non meraviglia che il lavoro che va svolgendo Julie Ann Anzilotti abbia incontrato oggi la Pulzella d’Orleans, come ieri Veronika Voss, Erodiade e Salomè. La particolare ricerca della regista e coreografa toscana sull’incontro di teatro e danza, di gesto e voce, di percorsi nello spazio e atmosfere sospese è da sempre connotata da una cifra inconfondibilmente femminile, e la Anzilotti ha preso a pretesto figure di donne più o meno mitiche per realizzare un affondo nei sentimenti, nelle paure, nei desideri e nella determinazione. E ogni tassello della sua biografia scenica si presenta come una sfida.
Così avvicinare Giovanna d’Arco è calarsi in una dimensione ardua in cui s’intrecciano sacro e profano, la femminilità più delicata e la donna-guerriera; colei che sfida i potenti e i ministri della Chiesa e l’adolescente invasa dai timori, la donna disorientata di fronte al rogo. In un recinto rituale, strutturato dalle diagonali di un segno criptico e allo stesso limpido – è lo spazio angusto della prigione , ma anche l’ambito lucente della mente e della visione – Giovanna è tripartita i figure distinte, ciascuna a incarnare un aspetto di un’ esistenza non comune ma umana.
Tre danzatrici si presentano nel mirabile fotogramma d’apertura a dare d’un colpo il segno dell’intero spettacolo, che si compone d’immagini in continuo fluire, rigorosamente ancorate alla geometria del racconto, alla stasi di icone che rimandano a michelangiolesche introspezioni; frasi danzate dalle evoluzioni dello spirito, appena suggerite dalle liriche linee di ferro pensate da Alessandro Rabolini a comporre un diagramma emotivo alla Klee. E si respira un’aurea comune alla pittura toscana, con le locuzioni della voce fuori campo della stessa regista che si sovrappongono all’azione come cartigli su dorate tavole di certo duecento senese e fiorentino. Dalla triade di Giovanna, primordiale e neoclassica insieme, a turno si stacca l’adolescente, la guerriera, la mistica, in sequenze drammaturgiche realizzate con modi coreutici diversi che riconfluiscono in un’unità nella danza, in gestualità sommesse ieratiche, e soprattutto nella mente dello spettatore. Accanto al terzetto protagonista ecco le voci che Giovanna sente, interpretate da due giovani danzatrici della scuola Paolo Grassi di Milano al loro battesimo scenico...
È il modo discreto d’accostarsi a un microcosmo, a una condizione tra cielo e terra, in un limbo che genera poesia. Visionaria poesia della scena, di un percorso dell’anima.

Antonio Calbi


Hanno scritto:

Pistoia: in scena al Manzoni “Jehanne, Johanne, Jeannette”
Eroine in movimento oltre i confini della danza
Julie Ann Anzilotti pulzella e guerriera

PISTOIA - continua la ricerca di Julie Ann Anzilotti. Ne segno di una femminilità allarmata e inquieta. Ricerca che respira e fluisce nei percorsi di un teatrdanza che, accettando l’etichetta come principio ispiratorio, la rifiuta poi sul piano estetico. Perchè il lavoro della Anzilotti comunica sempre una sorta di “mitologia del vissuto”, che si ferma alle soglie del teatro e supera i confini della danza. Il quadro è astratto, la cornice ritualistica, l’ambientazione rarefatta, come dei segni grafici che si perdono e dinamizzano in una digitale lontananza. Era successo con Veronica Voss, con Erodiade, con Salomè. Succede ora a Giovanna d’Arco (...)

Pistoia. Julie Ann Anzilotti’s research continues concentrated on an alarmed and restless femininity. Her work always comunicates a sort of “mitology of life” which reaches the threshold of the drama, past the confines of dance. Abstract, ritualistic, a rarefiedambiance, like graphic signs which amalgamante, leading to the dynamics of a geometric space. This was true for Veronika Voss, for Herodiade/Salme and now for Joan of Arc. The three part title divides Joan’s personality into three distinct personas which represent seasons of life and shades of the soul: the young girl, the warrior, the saint. The score of gestures, movements, expectations, whispered phrases and visions drew warm and repeated applause.

Gabriele Rizza, Il Tirreno, 8 giugno 1995

Danza: La coreografia di Julie Ann Anzilotti sulla dama d’Orleans apre a Pistoia “Toscana Europa”
Le età di Giovanna, una “pulzella” divisa in tre

La rassegna “Toscana, danza, Europa” è stata inaugurata al Teatro Manzoni di Pistoia dal poetico Jeanne, Johanne, Jeannette di Julie Ann Anzilotti, esempio raro di originale e fluida ricerca di teatrodanza: un genere ancora poeticamente irrisolto nel panorama coreografico italiano. Fitto il cartellone degli appuntamenti della rassegna che corre sino al 29 luglio e annovera tra gli ospiti lo straniero Cesc Gelabert.

PISTOIA. Ispirata a Giovnna d’Arco, eroina molto amata dal cinema, ma assai poco frequentata dalla danza, la nuovissima pièce Jeanne, Johanne, Jeannette va ad aggiungersi all’ampio catalogo di opere dedicate a figure femminili che la regista e coreografa toscana Julie Ann Anzilotti ha collezionato in non meno di dieci anni di ricerca. A questa artista visionaria, sprofondata in un a sua misteriosa dimensione mistico-spirituale, sono sempre andate a genio le personalità muliebri tormentate, gli emblemi più alti e complessi di una femminilità – mai appiattita al livello degli stereotipi correnti o commerciali – in cui potessero riflettersi le sue stesse problematiche di donna creativa immersa, a suo modo, nella vita di oggi. (...)
Ci racconta delicatamente, come in un soffio dalle cadenze orientali, tre aspetti dell’eroina medievale, coincidenti con altrettanti ruoli e stati d’animo di una femminilità cosciente a appagata di se stessa persino nelle disgrazie e nella paura. La prima Giovanna d’Arco, interpretata dall’eccellente e sensibile Sabrina Vitangeli, è Jehanne, la Pulzella da giovane: uno scatto di febbrile diversità, una ingenuità già scossa da presentimenti che si esplicita in una danza di tenore accademico, limpidissima con rapide concessioni alle pose raccolte a fanciullescamente raggomitolate a terra. Lasciando spazio alla guerriera, ovvero alla seconda Giovanna, l’archetipo dell’eroina, (secondo Julie Ann Anzilotti) non perde la sua fragilità. La spada che brandisce la sua esile figura di ballerina (Angela Rosselli: mirabili gli equilibri e i volteggi classici) è motivo per un dialogo tra la femminilità e il coraggio eroico che non ha mai cedimenti nella didascalia. 
Poi è la volta di Jeannette, l’ultima Giovanna, mistica e destinata al rogo. Ed è Paola del Cucina, tempra di danzatrice contemporanea, qui invasata in un rito iniziatico con ramoscelli d’ulivo e serto d’alloro, che cede all’insostenibile e disperata pesantezza dell’epilogo storico dell’eroina. Ma la piece non avrà esito tragico: Giovanna, come fanciulla, guerriera e mistica è destinata a trasformarsi in u n teorema di femminilità sospesa e non scalfita dal tempo. Del resto due figure angeliche, soffi di vento che imbrigliano e sciolgono gli enigmi della Pulzella come sue voci interiori (le brave Cristina Bucci e Francesca Marchina), mantengono la narrazione a un livello metafisico, tra aliti di ironia, stupori infantili e fiabeschi.
Giova all’intera piece la coerente accuratezza dell’allestimento scenico e musicale: le scenografie di sottili fili di ferro dello scultore Alessandro Rabolini, i costumi essenziali e raffinatissimi di Loretta Mugnai, il pot-pourri musicale (dai Kronos a Scelsi) strettamente collegato all’azione. Giova soprattutto a questo esempio di teatrodanza “tattile” e pittorico dai ricordi wilsoniani, la sincerità dell’emozione che si eleva su un piano di eleganza e chiarezza formale ben al di sopra della corrente produzione di danza contemporanea e non solo di quella italiana.

Julie Ann Anzilotti’s coreography on the Maid of Orleans opens Pistoia’s “Toscana Europe” the three thruths of Joan of Ark. The “Tuscan European Dance Festival opened at the Manzoni Theatre with Julie Ann Anzilotti’s poetic “Jehanne, Johanne, Jeannette” a rare example of an original and on going research in theatre dance. Inspired by Joan of Arc, a heroine much loved by the cinema, but neglected by the dance, this new piece adds another female figure to the series resulting from ten years of research by Julie Ann Anzilotti who is an artist of vision of a mystic nature. She has always succeeded in animating tormented complicated woman, never condescending to commercial stereo types, though immersed in modern life. In her explorations of Veronika Voss (borrowed from Fassbinder’s film) of Salome and Herodiade, Anzilotti has produced spectacles of rare beauty that often turn into breathless compositions.
Five perfects interpreters dance with fluidity, inventive gestuality and dynamism, through the use of oriental rhythm, three aspects are related of the medioeval heroine which coincide with three roles and three states of her soul which demonstrate atype of feminine consciousness that becomes fulfilled even in the midst of misfortune and fear. The early Joan of Ark, Jehanne, isshaped by a feverish ingenuosness rendered explicit by dancing with academic overtones, following rapid child like concessions, like turning into balls on the floor. The warrior does not necessarily lose her sense of fragility and the sword she brandishes leads to e dialogue between what is considered feminine and what heroic courage.
It is Jehannette, the mystic, who is destined to burn at the stake, but the conclusion is not tragic because the three components under go transformation, turning into a female proposition suspended in time and the two angelic characters helpin keeping the narration of a metaphysical plane.
The material setting, music and costumes strictly cohere to the action, making the entire production an example of how elegance and clarity of form may combine in a Wilsonian style oftactile and pictorial theatre dance that lies above the main stream level in Italy and even beyond.

Marinella Guatterini, L’Unità, 5 giugno 1995


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