LA STRANA FESTA


spettacolo di teatro-danza itinerante ispirato al romanzo “Le grand Meaulnes” di Alain-Fournier

Ideazione coreografica e drammaturgica: JULIE ANN ANZILOTTI 
Musiche originali eseguite dal vivo: STEVEN BROWN 
Con: OTTAVIANO GERACE, FRANCESCO MARGAROLO, FRANCESCA MAZZA, SIMONETTA OTTONE, LUCA SCARLINI, VALENTINA SEGHI, ANGELA TORRIANI EVANGELISTI, JULIE ANN ANZILOTTI
Sculture luminose: MONICA SARSINI
Ideazione scenografica: TIZIANA DRAGHI 
Costumi: LORETTA MUGNAI
Luci: FORTUNATO MARTINI 
Sound designer: ROBERTO NIGRO
Collaborazione artistica: CARLA CHITI 
Collaborazione Tecnica: ANDREA MARGAROLO 
Consulenza organizzativa: RENATA PALMIERI 
Segretaria di compagnia: SILVIA PERUZZI 

Produzione: Associazione Teatro Comunale Niccolini, Progetto Eurochianti Leader II, Compagnia Xe


Uno spazio alternativo al teatro, suddiviso in quattro differenti ambientazioni, itinerari degli spostamenti del pubblico, le musiche originali curate ed eseguite dal vivo da Steven Brown, le particolari e suggestive sculture luminose dell’artista visiva Monica Sarsini, inserite nell'allestimento naturale ed essenziale concepito dalla scenografa Tiziana Draghi, sottolineano il contesto visivo dell’evento-spettacolo della Compagnia XE che procede per irradiazioni e per effusioni, trasmettendo vibrazioni che toccano il profondo dell’anima.
Nei relativi processi creativi della coreografa Julie Ann Anzilotti e di Steven Brown si manifesta la loro sintonia artistica. La musica della Strana Festa nasce a Città del Messico dove Steven inizia a comporla con il suo collega Nikolas Klau. Istruzioni e ispirazioni arrivano per mezzo di telefonate e posta elettronica da parte della coreografa. I due musicisti passano molte lunghe notti nella città più grande del mondo cercando l’adolescenza, l’amicizia, l’amore, il circo e percussioni lontane nell’oscurità. In seguito la musica cresce in Italia quando Steven lavora direttamente con Julie Ann ed i danzatori-attori.
Gli stessi temi di inspirazione sono serviti alla coreografa per creare le azioni, le sequenze danzate ed il parlato dello spettacolo, ed al musicista per comporre le musiche, privilegiando il suo essere insieme al movimento rispetto al puro ascolto musicale. Un modo di lavorare quasi ideale, materializzatosi nella partecipazione multidisciplinare allo sviluppo creativo dello spettacolo.
Spostandosi fisicamente durante l’evolversi dello spettacolo, lo spettatore passa attraverso le diverse ambientazioni e la vicinanza fisica con i danzatori-attori gli permette di coglierne ogni minimo guizzo degli occhi, ogni tensione facciale, ogni sussulto del corpo.
Lo spettacolo si ispira al romanzo Le Grand Meaulnes di Alain-Fournier. Ne approfondisce il tema dell’amicizia e dell’amore, sviluppando l'incontro con il circo come luogo dove il tempo è sospeso. Zingari, saltimbanchi, acrobati: il circo come luogo dove tutto è possibile, come momento di gioco, dove si intrecciano relazioni e tensioni.
Il romanzo è un punto di partenza e pretesto per affrontare quell'età ingrata ma ineguagliabile che è l'adolescenza, con i suoi miti e quegli aspetti che non ci abbandonano mai. L’atmosfera incantata della giovinezza, i turbamenti, le gioie, le inquietudini, le esuberanze, le timidezze, l’esigenza di verità, di assoluto; l’incapacità di esprimersi con le paroledi un’età dell’anima. La sensazione di essere sopraffatti dai sentimenti: la gioia incontenibile e ingiustificata come la malinconia abissale e senza valida motivazione.

Gli specchi dovrebbero riflettere bene prime di riflettere qualcosa (Jean Cocteau).


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